Ho una decretata predilezione per i ragazzi mori e ricci. Possibilmente
con gli occhi verdi e la barbetta stropicciata. Meglio se gnocchi.
Guarda caso, la dolce metà rispecchia tutti questi canoni.
Non so se sia pienamente consapevole della sua fortuna: mica
gliene lascerei passare così tante se fosse biondo e spelacchiato.
Tuttavia c’è una persona che, ripetutamente e
selvaggiamente, attenta a questa sua aurea di perfezione: il suo barbiere.
Non c’è verso che capisca come gestire i suoi riccioli
ribelli: glieli castra senza pietà, rendendolo un po’ fungo un po’ un militare stile
marines.
Inutile dire che le settimane seguenti al taglio il nostro
rapporto va leggermente in crisi, perché io sono meno suscettibile alla sua
avvenenza e divento molto più vipera. Entro in modalità tolleranza zero.
Per rimediare al disagio, ho tentato di portare la dolce
metà dal mio hair stylist. Non ha funzionato. La dolce metà ha fatto una crisi
di nervi e il mio parrucchiere ha dichiarato un’incompatibilità di aspettative.
Visto comunque tutto il trambusto familiare generato dal
cambio di salone (il barbiere è il pela-coppini di tutto il ramo maschile della
famiglia della dolce metà), per evitare di essere accusati di altro tradimento, abbiamo abortito l'idea di metterci alla ricerca del parrucchiere perfetto.
Ho istruito la dolce
metà, parola per parola, su cosa dire al suo barbiere (ricordo l'occhio perplesso e la fronte corrugata mentre cercava di memorizzare parole come “Sfoltire”e “voluminosità”, fino ad allora sconosciute al suo orecchio). Risultato:
nullo.
Colpa del barbiere
che non sa tagliare o della dolce metà che non sa parlare?
Non mi è rimasto che presentarmi io dal barbiere la volta seguente, rincuorata anche dal fatto che confina con una delle pasticcerie più goduriose della città.
Dopo essermi ingozzata di tronchetto al cioccolato (in realtà non so se si
chiami così, ha un nome diverso in ogni pasticceria. E’ un ammasso marrone di
materia libidinosa. Leggende metropolitane la definiscono la pastina-monnezza,
ossia quella che è fatta con i resti di tutte le altre pastine) ho affrontato il barbiere. Squadrata dai suoi occhi
scettici, gli ho spiegato come affrontare la testa del mio uomo. Devo essergli
sembrata una vera rompicazzo e, giuro, generalmente non sono così rompicazzo,
ma sui riccioli non transigo.
Il risultato, appena accettabile, l’ho considerato un primo
passo verso il traguardo.
Peccato che la volta dopo, non trovando più necessario
scortare la dolce metà, me lo sono ritrovato sulla porta di casa nuovamente
fungo-stile-marines. E per di più scontroso e intrattabile.
Con broncio e lo sguardo glaciale mi ha accusata di tirannia
e dispotismo. Mi ha rinfacciato che lui è padrone dei suoi capelli e che l’unica
volta che lui ha chiesto a me di farmi crescere la zazzera io l’ho mollato (…è
stato anni fa, ora ho lavorato sulle spigolosità del mio carattere). E poi ha aggiunto
sommessamente che anche il barbiere si è accorto che sono una “comandina” e che
voglio metterci la pezza ovunque.
Hai capito il barbiere?
E poi dicono che le shampiste sono pettegole? Almeno non
seminano male nel mondo. Nè fanno terapia dell’odio.
photo credit: Dorli Photography
http://www.flickr.com/photos/dorlino/
Hahaha fantastico, davvero divertente
RispondiEliminaTi devo ringraziare per avermi regalato 5 minuti di risate ;-D
Keep going, ne vogliamo ancora!
:)) ancor prima di leggere la firma, ti avevo riconusciuta...
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