mercoledì 31 luglio 2013

Di cani, pennuti e vuoti colmati


Istinti animali
Ai tempi in cui ero una nanerottola di una manciata d’anni, mia mamma amava inforcare la bici, caricarmi dietro e pedalare senza meta. 
Nei nostri giri in libertà non mancava mai una tappa alle case più strambe del circondario; m’attaccavo incantata alle inferriate dei loro cancelli e bevevo avidamente tutto quello che vedevo al di là delle sbarre: eserciti di nani da giardino, composizioni botaniche improbabili e spettacolari o, ancora, installazioni fai-da-te sfidanti le leggi di gravità e zoo all’aperto con animali di tutte le specie.
Queste abitazioni rappresentavano orgasmi visivi per qualsiasi pargolo. Noi non eravamo infatti le uniche due visitatrici: c’era una vera e propria processione di mamme e figlioli che seguivano il nostro esempio.
Quasi trent’anni dopo, la casa più stramba del circondario è diventata proprio quella della mia infanzia. Quando ora vado in visita dai miei, rilassarsi in giardino vuol dire dare spettacolo pubblico. Andare in orto a caccia di verdure organiche (alla facciaccia del supermercato sotto casa che le vende a peso d'oro!) corrisponde a mostrare a occhi curiosi cosa cucinerò per cena.
Complice la dipartita di ben due figlie, mia mamma ha cercato di supplire al vuoto creatosi in casa riempiendo il suo nido di animali di ogni specie: conigli, tacchini, faraone e galline sono una presenza costante. In passato non si è fatta mancare neanche una capra (ma quest'ultima non la annovererei con troppo trasporto visto che non siamo mai riusciti ad avvicinarla pacificamente: ci speronava con ghigno crudele non appena mettevamo piede sul suo appezzamento erboso) e una maialina, teoricamente nana, praticamente un tronco con quattro minuscoli zoccoli, di stazza notevole.
Immagino sia solo questione di tempo: asini e struzzi faranno la loro comparsa quando se ne andrà anche mio fratello, il “piccolino” di casa.
L’ultimo recentissimo arrivo è invece un cagnoletto simpaticissimo. Con lui siamo a quota tre pelosoni. Mia mamma l’ha portato a casa un giorno qualsiasi, senza aver mai anticipato a nessuno questa sua intenzione, raccontando di averlo trovato abbandonato lungo il ciglio della strada, affamato e malmenato, giurando di non sapere da dove venisse e ipotizzando fosse un incrocio con un cane bracco di circa 6 mesi. Nulla di più falso.
Il pargoletto, già a un’occhiata rapida e superficiale, dava l’idea di essere un piccolo pascià. Rilassato e ben nutrito, osservava tutti compiacente, con occhio languido e bovino, mollemente adagiato in grembo materno.
Messa alle strette, come sempre, mamma ha ceduto: il cucciolo ha in realtà 3 mesi ed è un alano. E non è stato trovato improvvisamente lungo la statale.
C’ha già ‘na zampa che ha lo stesso spessore del mio avambraccio. Inutile specificare che al papy è preso uno shock. Avere un cane, che arriva a pesare più del padrone, è una minaccia per la propria virilità. E poi, quanto cazzo mangia un alano? E doveva arrivare proprio quando una bocca da sfamare in più (e che bocca) non è proprio una scelta economicamente lungimirante?
Comunque sia, oramai fa parte anche lui della gang. E’ bastato che sbattesse le ciglia per sciogliere il cuore di tutta la famiglia, papà, mamma, figli e morosi compresi.
Come dicevo, ora i cani di casa sono tre. E' stato interessante osservare le loro alleanze: è bastato che i due maschi si dessero un'annusata reciproca ai gioielli e al didietro perchè decidessero di fare combriccola (nessuno ha visto l'altro come una minaccia, considerato che uno è castrato e uno, per il momento, sottodimensionato); la ragazza invece, con un piccolo latrato di protesta, ha immediatamente preso le distanze. D’altronde si sa che le donne non amano né l’immaturità né essere troppo condiscendenti.

Lei infatti ha ben altre qualità. E' la nichilista della famiglia. Oltre che la classica bruttina ma intelligente. Convinta della superiorità femminile, ama rinfrescarsi tra i suoi cespugli preferiti mentre riflette sul mondo. Correre dietro una palla o rotolarsi nell'erba sono passatempi che trovava infantili anche quando era una cucciola. 
Altezzosa e altera, è del parere che il riso abbondi nella bocca degli stolti. Non è raro avvistarla in solitudine a sospirare di fronte all'orizzonte. Lesbica convinta, presta attenzione solamente con le donne.    

Il maschietto più grande è invece un killer seriale. Assetato di sangue animale, atterra su tutto ciò che si muove per imporgli l'immobilità eterna. Gatti, lucertole, mosche e, dannato sole negli occhi che confonde le forme, minacciose foglie volanti sono le sue vittime preferite, che aggredisce con furia cieca. Il suo ultimo truce assassinio consiste nella decapitazione di un dolcissimo coniglio (pace all'anima sua) finito tra le sue grinfie mentre cercava la libertà. Dopo avergli divorato testa e arti ha posizionato il suo corpo a pochi metri dal pollaio delle galline, sicuramente per lanciare un chiaro avvertimento. E' stranamente adorabile con tutti gli umani, con una sola eccezione: i parenti. Suocere e cognate non gli vanno troppo a genio.
·         L'ultimo arrivato è Rodolfo Valentino. Baciatore appassionato, ti segue nell'ombra finchè non sferra la sua mossa e riesce a ficcarti, ripetutamente, la lingua in bocca. Dopo le sue sessioni amorose si ritira nei suoi appartamenti per riposarsi dalle sue fatiche: l'arte della seduzione è logorante. Il 70% della sua giornata la passa con gli occhi ben serrati. Il rimanente lo suddivide tra slinguazzate, abbuffate e cagate. Nonostante tutti queste attività non gli lascino un attimo libero, cerca di ritagliare del tempo anche per la sua istruzione: s'attacca alla coda di killer seriale e, imitando pedissequamente ogni sua mossa, interiorizza in pochi secondi i comportamenti peggiori del più vecchio, frutto di mesi e mesi di perversioni.

martedì 30 luglio 2013

Temporali estivi che passione...



Galoppa il cielo e con lui le sensazioni
Ero talmente emozionata di vedere i nuvoloni neri ieri sera che continuavo a correre da una finestra all’altra per assaporarli da ogni prospettiva.
Che meraviglia. Sarà che ho passato tante appassionanti estati della mia insaziabile adolescenza in Cornovaglia (terra di venti, pioggia e scogliere a picco), ma per me le piogge estive hanno un fascino magnetico che mi fa vibrare lo spirito. Hanno un potere esaltante e consolatorio allo stesso tempo. Mi scuotono dentro, scavano e scavano fino ad arrivare a un punto dentro di me reso fin troppo spesso dormiente dalla quotidianità; risvegliatosi improvvisamente riaccende il desiderio di rimettermi in contatto con il mondo.
La voglia di partire si fa pulsante e irrefrenabile.

…quella de pulire un po’ de meno: presa dalle mie fantasticherie e dai miei moti d’animo interiore me so’ scordata le vetrate spalancate. La mezz’ora successiva l’ho passata con lo straccetto in mano.
Pioggia, o cara pioggia, io spendo parole d’amore per te e tu m’infradici mezzo salotto!
P.S. S’è alluvionata pure la lampada d’angolo; dopo averla tamponata con lo scottex, ho deciso di far passare qualche mese prima di riaccenderla. Nun se sa mai.

lunedì 29 luglio 2013

Caldo che fobia: meglio pedalare in compagnia (seconda parte)

(seconda parte)



Il rientro è stato meno traumatico del previsto, probabilmente grazie anche alla roccia di liquirizia succhiata dopo il caffè, coadiuvata dagli svariati bicchierini di vinello che l’hanno preceduta.
Chiacchierando amabilmente, chi a tono normale (i compari), chi tra un boccheggio e l’altro (io), siamo rientrati in città. Il momento di cedimento avuto a metà percorso l’ho superato con eroismo quando la dolce metà mi si è affiancata, paonazza e sfinita, supplicandomi di lasciarla agganciarsi a me. In un secondo ho recuperato tutto lo sprint: come non approfittare del suo cedimento fisico per umiliarlo e rinfacciargli la mia superiorità sportiva, alimentata da una palese superiorità di carattere e determinazione?! Disperato, in cambio di un po’ di comprensione e tolleranza, ha promesso di lasciarmi ingozzare di gelato all’arrivo (ho una smoderata passione per i dolci). Detto fatto: Frank supersprint, ho svolazzato per gli ultimi chilometri con il corpo morto della dolce metà appresso.
Saluti a tutti, siamo corsi a mettere giù la bici di mammà e ci siamo fiondati in gelateria. L’avventura è finita tra leccate di cioccolato, crema di mandorle e gianduia bianco… sì, è esatto… ben tre, e non uno di meno, meritatissimi gusti. D’altronde, chi sarebbe stato in grado di scartare uno di loro?
Fatte fuori 300 calorie in attività fisica ho badato di re-ingerirne 4.000 in attività godereccia!!

Caldo che fobia: meglio pedalare in compagnia (prima parte)



Caldo caldissimo.
E con l’aria pesante e immobile come il cemento, qual è il rimedio migliore per combattere il caldo? Questo weekend, nel mio caso, una bella gita in bicicletta. Una sessantina di chilometri di pedalate sotto il solleone, con una compagnia ritrovata dopo anni in cui c’eravamo persi di vista.
‘na giornata in piscina sembrava troppo brutto, no?
Dopo essere stata messa alla gogna pubblica per aver ipotizzato di arrivare in macchina direttamente al ristorante, mi sono vista costretta ad accettare la sfida.
Considerato che la mia preparazione atletica consiste in un paio di lezioni settimanali di zumba, portate a termine tra sbuffi, mancamenti e abbuffate di liquirizia, succhiata freneticamente per alzare la pressione sempre a terra, in una palestra con aria condizionata, l’aver ceduto alle insistenze degli smaniosi del pedale è stato un atto di pura follia.

Partiamo verso le 10.30.

Saremmo dovuti partire verso le 9.30. Se non fosse stato per:
·         Litigio del risveglio con la dolce metà. Svegliandosi carinamente per primo, per preparare la colazione, non s’è trovato solo in cucina: ad aspettarlo c’era un piccolo ragnetto, che s’era adoperato tutta la settimana con grande ardore a tirare fili di bava tra i soprammobili sopra la mensola (e chi c’arriva là sopra con lo straccio?!); il mio Orlando furioso ha perso il lume della ragione (è terrorizzato da tutti gli insetti, farfalle comprese e, naturalmente, ragni in primis).
In settimana lui non è mai a casa, perché lavora in giro per l’Italia, per cui dovrei essere io a mandare avanti il nido domestico; ho il lieto compito di tenere decentemente la casa, peraltro grande come un francobollo. Peccato che tra i due io sia la disordinata cronica e lui Mr. Mastro Lindo.  Io giro sempre scalza e lui c’ha le ciabatte per la casa e quelle per il terrazzo e una collezione completa di ciabatte “da dentro” e “da fuori” per tutti gli ospiti.
Cmq, succede puntualmente che verso il mercoledì perdo il controllo dell’appartamento e getto la spugna, per poi cercare di rimediare il rimediabile il venerdì sera, dopo lavoro, prima dell’arrivo della dolce metà. Il che vuol dire che il tempo per le pulizie di fino non c’è mai.

Generalmente, quando si litiga, cerco sempre di aggrapparmi a qualche valore etico, per avercela vinta senza troppe lungaggini. E così è stato, anche in questo caso: dopo averlo accusato di maschilismo e di mancanza di rispetto, l’ho minacciato di non sognarsi di farmi i conti in tasca perché io sono l’unica padrona del mio tempo, di cui non devo rendere conto a nessuno. Ha funzionato. Ci siamo vestiti e siamo partiti, riappacificati e sorridenti, ma con un po’ di ritardo accumulato.
·          
      Mancanza di mezzi di locomozione. Recuperata la bici dallo sgabuzzino condominiale per raggiungere il luogo di ritrovo, mi accorgo che entrambe le ruote sono scoppiate; quella davanti è pure pericolosamente svirgolata.
E ora? Corriamo dai miei genitori, dai quali recuperiamo una bici d’emergenza, che non è altro che la due-ruote risalente al periodo della mia adolescenza. La provo in cortile ma ogni pedalata è una ginocchiata sul mento; il dito della mano destra si indurisce a furia di tenere fermo il regolatore delle marce, che altrimenti scalano a loro piacimento. La ruggine che ricopre la catena è la ciliegina sulla torta.
Senza scoraggiarci facciamo brain storming e partoriamo il piano C.
Ci viene in mente che la mamma della dolce metà è in montagna per scappare dalla cappa di calore. Recuperiamo il doppione delle chiavi di casa sua, ci intrufoliamo in garage e agguantiamo la sua adoratissima bici, intoccabile e imprestabile.
Studiamo come è parcheggiata, per poi essere in grado di rimetterla nella stessa identica posizione, compresa inclinazione del manubrio e altezza dei pedali!
Bene, siamo finalmente pronti. Saltiamo in sella e troviamo gli altri ad aspettarci sotto gli alberi del parco, vestiti di tutto punto con magliettine tecniche sgargianti e pantaloncini imbottiti. Io, con i miei bermuda di sangallo e le ballerine in tinta con il cappellino da pic-nic campagnolo, ho il timore di avere un po’ sottovalutato la giornata. Il timore diventa dura realtà quando si parte a una media di 100km/h, pestando sui pedali come indemoniati ala volta della ciclabile.

Qualche lamento urlato al vento da chi chiude la fila (io) e troviamo un ritmo di crociera condiviso, che riesco a mantenere senza troppe difficoltà grazie alla testarossa della quasi-suocera (ora ho capito perché è tanto gelosa del suo gioiellino, fila che è un piacere!); a metà strada ci spezziamo le gambe con uno sprizzetto e ripartire è un dramma, ma in qualche modo riusciamo, un’oretta dopo, ad arrivare alla meta finale, una locanda di cucina tradizionale graziosissima.
Visti tutti gli sforzi non mi sento in colpa a ordinare coniglio al mirto con polenta, alla facciaccia della calura, preceduto da un mix di affettati obesi e formaggi stagionati, innaffiati da una Sauvignon che va giù fin troppo bene grazie alla sua freschezza.

venerdì 26 luglio 2013

Ora o mai più. 

E' un venerdì pomeriggio di fine luglio e non mi resta altro da fare che aprire un blog.
Il capo è partito per le vacanze, ci sono 30°, ieri sera mi sono ingozzata di onion rings e fajita al ristorante messicano, i piedi mi stanno lievitando come panettoni dentro ai sandali e il solo pensare di alzarmi per andare a fare pausa caffè mi sembra troppo arduo.
Ciò che mi resta ancora attivo sono le dita.

Ora ovviamente che ho fatto il primo passo non so più che dire...
Và, mi sa che faccio uno sforzo e mi calo sto caffè!