venerdì 2 agosto 2013

Quando un’acconciatura mette a repentaglio un amore



Ogni riccio un capriccio.
Ho una decretata predilezione per i ragazzi mori e ricci. Possibilmente con gli occhi verdi e la barbetta stropicciata. Meglio se gnocchi.
Guarda caso, la dolce metà rispecchia tutti questi canoni.
Non so se sia pienamente consapevole della sua fortuna: mica gliene lascerei passare così tante se fosse biondo e spelacchiato.

Tuttavia c’è una persona che, ripetutamente e selvaggiamente, attenta a questa sua aurea di perfezione: il suo barbiere.
Non c’è verso che capisca come gestire i suoi riccioli ribelli: glieli castra senza pietà, rendendolo un po’ fungo un po’ un militare stile marines.
Inutile dire che le settimane seguenti al taglio il nostro rapporto va leggermente in crisi, perché io sono meno suscettibile alla sua avvenenza e divento molto più vipera. Entro in modalità tolleranza zero.

Per rimediare al disagio, ho tentato di portare la dolce metà dal mio hair stylist. Non ha funzionato. La dolce metà ha fatto una crisi di nervi e il mio parrucchiere ha dichiarato un’incompatibilità di aspettative.
Visto comunque tutto il trambusto familiare generato dal cambio di salone (il barbiere è il pela-coppini di tutto il ramo maschile della famiglia della dolce metà), per evitare di essere accusati di altro tradimento, abbiamo abortito l'idea di metterci alla ricerca del parrucchiere perfetto. 
Ho istruito la dolce metà, parola per parola, su cosa dire al suo barbiere (ricordo l'occhio perplesso e la fronte corrugata mentre cercava di memorizzare parole come “Sfoltire”e “voluminosità”, fino ad allora sconosciute al suo orecchio). Risultato: nullo.
Colpa del barbiere che non sa tagliare o della dolce metà che non sa parlare?
Non mi è rimasto che presentarmi io dal barbiere la volta seguente, rincuorata anche dal fatto che confina con una delle pasticcerie più goduriose della città. Dopo essermi ingozzata di tronchetto al cioccolato (in realtà non so se si chiami così, ha un nome diverso in ogni pasticceria. E’ un ammasso marrone di materia libidinosa. Leggende metropolitane la definiscono la pastina-monnezza, ossia quella che è fatta con i resti di tutte le altre pastine) ho affrontato il barbiere. Squadrata dai suoi occhi scettici, gli ho spiegato come affrontare la testa del mio uomo. Devo essergli sembrata una vera rompicazzo e, giuro, generalmente non sono così rompicazzo, ma sui riccioli non transigo.
Il risultato, appena accettabile, l’ho considerato un primo passo verso il traguardo.
Peccato che la volta dopo, non trovando più necessario scortare la dolce metà, me lo sono ritrovato sulla porta di casa nuovamente fungo-stile-marines. E per di più scontroso e intrattabile.
Con broncio e lo sguardo glaciale mi ha accusata di tirannia e dispotismo. Mi ha rinfacciato che lui è padrone dei suoi capelli e che l’unica volta che lui ha chiesto a me di farmi crescere la zazzera io l’ho mollato (…è stato anni fa, ora ho lavorato sulle spigolosità del mio carattere). E poi ha aggiunto sommessamente che anche il barbiere si è accorto che sono una “comandina” e che voglio metterci la pezza ovunque.

Hai capito il barbiere?
E poi dicono che le shampiste sono pettegole? Almeno non seminano male nel mondo. Nè fanno terapia dell’odio.

photo credit: Dorli Photography
http://www.flickr.com/photos/dorlino/

2 commenti:

  1. Hahaha fantastico, davvero divertente

    Ti devo ringraziare per avermi regalato 5 minuti di risate ;-D

    Keep going, ne vogliamo ancora!

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  2. :)) ancor prima di leggere la firma, ti avevo riconusciuta...

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