venerdì 9 agosto 2013

Stessa spiaggia, stesso mar? Mai!


La magia del movimento
In vacanza divento una trottola, sempre a caccia di sensazioni, scorci, profumi e sapori ancora sconosciuti al mio corpo.
Giro piazze, divoro strade, esploro borghi e assaporo culture in grande libertà.

20 kg di zaino in spalla
Ricordo ancora il primo viaggio che mi ha aperto il mondo. Terminate le superiori, ancora freschi di esame di stato, siamo partiti in sei con due tende e un biglietto interrail alla volta dell’Europa.  Due ragazze e quattro ragazzi. Molti di noi non sapevano ancora che ne sarebbe stato della loro vita al rientro. Nessuno è stato folgorato da un’illuminazione durante il percorso.
Ma non importa, perchè ci siamo concentrati sul presente. Su quello che vivevamo e provavamo. Tanti sono stati gli spunti di crescita.
Cosa abbiamo imparato?
·         Che non basta essere amici per convivere felicemente 4 settimane
·         Che ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione. Ma non è detto che venga presa in considerazione.
·         Che le birre in Belgio sono deliziose e i cioccolatini orgasmici
·         Che i treni all’estero sono un po’ più puliti e un po’ più puntuali
·         Che una città come Amsterdam può dividere le coscienze
·         Che con la fiducia si ottiene di più. E anche con le regole
·         Che le donne devono lottare per la parità (dove sta scritto che noi mangiamo come uccellini? Se si divide il costo della spesa per sei, si divide anche il cibo per sei. Il mio zaino non pesa mica di meno).
·         Che bisogna legare bene il sacco a pelo allo zaino. Perderlo vuol dire dormire male. Dormire male vuol dire viaggiare male (parlo con cognizione di causa, purtroppo)
·         Che dissetarsi dalle fontanelle pubbliche non è sempre salutare (3 settimane di letto in compagnia di un'infezione senza nome)
·          Che le esperienze importanti legano (dopo 10 anni, sono in contatto con tutti i miei compagni d’avventura. Chi più chi meno)
·         Che una volta che si è amato un posto, lo si porta nel cuore per la vita

Finalmente me ne vado anche io.
Chissà cosa imparerò questa volta.
A settembre

Photo credit: D. Sharon Pruitt


http://www.flickr.com/photos/pinksherbet/

E te pareva che m'ero dimenticata qualcosa?



Allarme pelo. Ora che abbiamo deciso di partire per il mare, mi sono ricordata che ho delle gambe. In questo momento stanno urlando per richiamare la mia attenzione: c’ho di quei peli che possono sfidare a braccio di ferro quelli della dolce metà, con buone probabilità di vincita. La dolce metà, poverino, non osa protestare.

Minaccia pelo. Quando ho studiato per un periodo nell’Università più femminista d’America, non erano
rare le ragazze che non conoscevano l’utilizzo del rasoio. I boschi sotto alle ascelle erano una forma di protesta contro l’ideologia maschile: il fatto che la donna debba essere sempre profumata e depilata, secondo queste estremiste, è un’imposizione culturale.
Considerato che noi, per definizione, siamo animali culturali, trovo un po’ eccessivo questo loro accanimento. Per la stessa ragione anche i vestiti, le case e la maggior parte di ciò che ci circonda sono imposizioni culturali, no?
Oltretutto, mi pare che anche i maschi c’abbiano il loro buon d’affare: vuoi mettere la prigionia della barba rispetto a quella delle gambe? Con lei non puoi temporeggiare. “Bah, tanto son biondi. Se metto un vestito scollato tutti guardano il decolté, non le gambe… i peli scappano via.” Peccato che il mio decolté sia un po' pianeggiante. 
E che dire di cravatta e pantaloni lunghi con 35°? In questi giorni in cui l’ufficio si è svuotato, ho intravisto il collega dell’angolo opposto in versione ribelle con bermuda quasi inguinali e magliettina da casa: un dolore per gli occhi. Che dire, ben vengano le imposizioni culturali.

Ti prendi sempre all’ultimo” La settimana scorsa non avevo testa neanche per i gesti di normale sopravvivenza: ho dimenticato il pranzo a casa (più volte), le immondizie in macchina (ora in quarantena), gli occhiali (ancora dispersi) e pure di fare la spesa (io? Che mi dimentico del cibo? Impossibile!).
Non mi son più fatta viva in palestra. Complice qualche senso di colpa, ho recuperato dei pesetti a casa dei miei, ma da 12 giorni giacciono dimenticati, insieme ai suddetti sensi di colpa, sul tappetino del sedile posteriore destro della macchina. Penso che nel prossimo futuro diventeranno dei fermacarte, ottimi per le bollette che regolarmente pago in ritardo.
Ho addirittura cominciato a ventilare l’ipotesi di non struccarmi la sera, per essere già pronta la mattina. Considerato tutto ciò, come potevo ricordarmi delle mie gambe?!

Via il pelo. Ho chiamato la mia cerettista di fiducia, ma è in vacanza. La dolce metà è disperato. Essendo libero e già vacanziero, voleva accompagnarmi: nella sua testa l’estirpazione brutale di peli equivale a un film soft porn. Credo si immagini scene lesbo-ruggenti estremamente erotiche. Tutto questo nonostante io gli abbia assicurato che la mia estetista potrebbe essere la controfigura di Lino Banfi.
Ma se ci tiene tanto, questa volta potrà essere lui protagonista del filmino: dopo passo al supermercato a comperare le strisce… scoprirà in fretta quanto è eccitante.

Photo credit: Shirin Winiger
http://www.flickr.com/photos/shirinwiniger/

Un capo in ferie non può che essere inoffensivo

Ultimo giorno.
Chiama la centralinista "Ho il tuo capo in linea. Cosa gli dico?".
Me lo immagino strizzato dentro un costumino sgambato. Di colore carta da zucchero. O forse marroncino, se è legale venderlo e acquistarlo in questa tonalità. Tutto pelosone e con gli aloni non assorbiti di crema solare.
"Ok. Passamelo"

Dopo due settimane passate in montagna ora è nella villa in riva al mare, per altre due settimane.
"Ciaooooooooo". Sciabordio delle onde di sottofondo.
"Ciao. Da quello che sento lì dietro immagino stia andando tutto bene".
"Siiiiii. Tuuuuu? Come procedeeeeee?" Splash, splash.
"Mmmmm. Bene direi. Piuttosto tranquillo".
"Che tradotto vuol dire che non stai facendo una mazza. Stai badando ai fattacci tuoiiiiiii?" Splash, splash
"Ahahah" (E' chiaramente una domanda tranello. Faccio finta sia una battuta.)
Voci di sottofondo. Sento solo splash, splash e "....campari.....ghiaccio". Mi tranquillizzo: oggi è innocuo.
"Il materialeeee e gli alberghiiiii, tutto ok?"
"Sì sì. Tranquillo"
"Non ho nessuna intenzione di non esserloooo. Ciaooooo".

Quest'anno c'è stata la grandiosa idea di presentare i nuovi prodotti in un tour itinerante di eventi in giro per l'Italia, a partire dal 2 settembre. Che altro non è che il giorno in cui rientrerò dalle mie vacanze: che culo!
Stavolta ho vinto io il premio di supervisionare l'organizzazione. E' andato tutto liscio nella prenotazione degli alberghi, tranne che a Roma.
Ieri mi ha chiamata allarmatissimo il collega dell'Amministrazione
"Sono pazzi. Ci vogliono fregare! Ci hanno addebitato 2 volte i costi del catering e della sala."
Ahah, tanto per cambiare. La settimana scorsa ci avevano raddoppiato i prezzi della sala meeting, perchè l'abbiamo chiesta per mezza giornata invece che una giornata intera (tutto fila, no?!). Inoltre, rispetto ai prezzi trovati su booking.com, ci proponevano le stanze al 50% in più (offerta Aziendale) e, in fase di chiusura dell'accordo, han tentato di slittare l'evento di una settimana, nel loro albergo di fascia inferiore. Tutto allo stesso prezzo.
Ho chiamato. M'ha risposto una ragazza: "Sciao cara! Nun te stà a preoccupa', ora sistemo tutto io" Sì, brava, appunto per quello me preoccupo, cara.
"E ricorda, sc'è sempre una soluzione a tutto". Giustamente, dopo l'inculata m'arriva pure la lezione di vita.

Photo credit: Robby Mueller
http://www.flickr.com/photos/ro2b3yface/

giovedì 8 agosto 2013

Valigie: com'è che lo spazio finisce subito?



Non puoi chiudere il mio mondo in una scatola
“Un trolley. Fine. Non azzardarti a portare altro”
“Sì, bravo, e le scarpe dove le metto?”
“Addosso. Al massimo ne butti un paio in valigia”
“Intanto le scarpe non si buttano. E poi, si vede che non capisci proprio nulla”

La fortuna di andare in viaggio in macchina, invece che in aereo, è che è pieno di nascondigli dove infilare pezzi di vestiario aggiuntivo. Se anche saltano fuori durante il percorso è troppo tardi per farci qualcosa. Al massimo generano qualche broncio temporaneo.
Ma è raro. Spesso sono infatti capi indispensabili solo dal punto di vista psicologico e succede che io stessa li dimentichi qualche minuto dopo la partenza.
Questi tesori sono talmente ben occultati che ricompaiono un po’ per volta durante gli altri mesi dell’anno, quando è possibile infilare una mano sotto gli ingranaggi del sedile posteriore per trovare un paio di ciabatte o una magliettina appallottolata.

E’ già capitato. Che imbarazzo! Una volta, rientrata dalle ferie, ho perso un paio di mutande in parcheggio aziendale. Probabilmente erano mimetizzate da qualche parte e le ho agganciate con la borsa.
Le ho ritrovate solo la sera, concedendo così oltre 8 ore di pettegolezzi peccaminosi ai colleghi. 
Da allora i ragazzi dell’Information Technology, noti anche come “gli smanettoni del piano terra”, mi guardano con occhi intimoriti e ammirati, manco fossi una pornostar.

Essere preparati a ogni evenienza.
Comunque sia, non è per cattiveria o per capriccio che non mi basta una valigia. E’ per lungimiranza. In vacanza bisogna essere versatili e flessibili: arrogante colui che sa già a priori come andrà il viaggio. Come prevederlo? E’ per questo che trovo necessario potermi destreggiare tra alcuni outfit fondamentali, in grado di interagire direttamente con il subconscio della mia dolce metà:
·         modello ruffiana: tu-non-lo-sai-ancora-ma-io-otterrò-da-te-ciò-che-voglio
·         modello barbona: oggi-sono-invisibile-al-mondo
·         modello gnoccolona: non-esistono-altre-donne-all’infuori-di-me
·         modello femminista incazzata: non-azzardarti-a-parlarmi-né-toccarmi

Qui lo dico e qui lo nego. A dirla tutta, stanno radicalmente diminuendo gli outfit da gnoccolona a favore di quelli da barbona. Danno decisamente un tocco più rilassato alla vacanza.
Ma nulla è perso: quegli altri saranno legittimati a ricomparire il giorno in cui non trovare la moquette in albergo non sarà solo una botta di culo. 
Lo stesso dicasi per il bagno: la tendina stile psycho non aggiunge pepe alla coppia. 
(E' buona cosa far arrivare la soffiata alla dolce metà).



Photo credit: Faith Keay
http://www.flickr.com/photos/fulgentklutz/

Traslochi temporanei



Giornata di vacanza inaspettata. Manutenzione straordinaria; Enel toglie la corrente. Comunicazione ufficiale del direttore Risorse Umane: i dipendenti sono legittimati a tagliare la corda.

“Wow! Giornatona libera: che facciamo dolce metà?”
“Trasloco”
“Sigh. Dobbiamo proprio?”
“Sì”


Giù i sedili posteriori della macchina. Vaso per vaso, abbiamo caricato tutti i nostri figlioli: 4 cavoli neri, 4 verze rugose, 2 fragole stitiche, 1 carciofo che sta tirando gli ultimi, 1 prezzemolo che ha già tirato gli ultimi ma la speranza è l’ultima a morire e poi un basilico allampanato e un peperone scolorito.
Non sono proprio bravissima nella cura delle piante, ma la gioia di essere circondata da un tocco di vita e colore non mi fa desistere.

Superare i propri limiti. In passato le mie mani si sono fin troppo spesso ricoperte di sangue-linfatico. I miei scheletri nell’armadio sono un timo, un narciso e 2 azalee (ma la dolce metà pensa sia solo una. Morta la prima, un suo regalo, l’ho seppellita in fondo al composter condominiale e l’ho sostituita con un suo clone. Non ha notato lo scambio. Ma tutto è stato vano).
Una mia collega amica del verde mi ha suggerito di provare a cantare alle piante. L’ho raccontato alla dolce metà. Sbiancato, mi ha sibilato che “No, non ci sono eccezioni alla regola!”.
In casa verte una regola per cui a me è proibito emettere melodie.

Caricati tutti i pargoli con radici, li abbiamo portati in campagna dai miei, nella casa più stramba del circondario (vedi post), con la speranza che l’aria buona e il pollice verde di mio papà li rimetta in sesto.
Ora hanno tre settimane di tempo per sollazzarsi e darsi alla bella vita. Io, in questo frangente, cercherò invece di procurarmi dell’acqua termale o dell’acqua di Lourdes per il loro rientro a casa.

Un po’ a te, un po’ a me. Sensibili agli equilibri familiari, abbiamo spartito i nostri possessi. Per non creare gelosie tra suoceri (“oggi sono le piante, domani saranno i nipoti”), abbiamo tenuto da parte il limone calvo (mea culpa, quest’inverno mi sembrava intirizzito e l’ho messo davanti al termosifone: sudando, ha perso tutte le foglie) e l’albicocco-nano-groviera (deve essere una deviazione della specie, visto che ha la chioma bucherellata) per i genitori della dolce metà, affinché anche loro possano prender parte al festino vegetale.
Organizzeremo una cerimonia d’addio per i pomodori. Le vasche sono troppo pesanti e smuoverli risulta impossibile.Che cavolo, proprio ora che hanno cominciato a pomodorare!
I primi frutti li ho pure fatti marcire senza raccoglierli: erano microscopici. Chi s’immaginava che quella era effettivamente la loro dimensione ultima e non semplicemente il primo stadio di crescita?

Piano B. In questi giorni ci siamo informati per fare un impianto di irrigazione automatica. Si tratterebbe solamente di aggiungere una tubatura, sfondare un muro e mettere un dedalo di canne. Il tutto per un pezzo di cemento sospeso al terzo piano grande due metri quadri, centimetro più, centimetro meno. Di un appartamento senza aria condizionata.

Annegare il senso di distacco. Terminato il trasloco, sfiniti, sudati e con un senso di vuoto nel cuore, siamo andati alla piscina comunale.
Seduti con i fettoni in ammollo, a bordo piscina, abbiamo passato qualche ora a fantasticare sul nostro futuro. “Se tra qualche anno chiedessi il trasferimento, preferiresti andare in Alaska o a Dubai?” “…Mmh, da freddolosa cronica e “femmena” poco remissiva direi nessuno dei due. Ma un posto più figo non c’è, tipo l’Australia?” “Sì, ci sarebbe. Ma come puoi chiedermi di andare là? Hai presente gli insetti che ci sono?” “Ma se ci comprassimo un paio di camaleonti?” “Sì, mi sembra una buona soluzione. Ci sto”
Immersa nei miei sogni poco realistici, sono comunque riuscita a notare ben quattro tipe col costume uguale al mio, comperato l’altro ieri in sconto del 50%. Dannata omologazione.

mercoledì 7 agosto 2013

Figli vacanzieri. Mamme preoccupate



Driiin.
“Ciao mamma”
“Ciao. Volevo dirti che sul giornale di oggi c’è un articolo su una famiglia che è andata a Montenegro e ha fatto un incidente mortale. Erano in macchina.”
“Penso si dica in Montenegro. Com’è successo?”
“Non lo so. Non avevo gli occhiali. Ho letto solo il titolo dell’articolo, il resto era sfuocato. Ma tra tutti i posti, proprio a Montenegro!”
In Montenegro! Penso però possa succedere ovunque”
“Mmmh. Mi puoi mandare ogni sera un sms con scritto occhei?”
“Va bene, ma se vuoi posso scriverti anche qualcos’altro”
“no, no, scrivi o-c-c-h-e-i e io so”


Photo credit: Adelle & Justin
http://www.flickr.com/photos/h_is_for_home/